lunedì 25 agosto 2008

Tilly parte seconda

La mattinata a scuola passò in fretta. Sembrò quasi che quelle sei ore di lezione non avessero significato alcuno per lo scorrere del tempo e fossero state messe da parte come polvere sotto un tappeto. Sei ore trascorse a pensare, con l'eccessiva preoccupazione di ragazzino, che da li a poco la mia vita sarebbe cambiata in bene o in peggio.

Di certo sarebbe cambiato qualcosa, ma non riuscivo a capire cosa, e la mente fuggiva al sapore di lucidalabbra e menta che Tilly mi aveva lasciato, e pareva di sentirlo ancora leccandomi le labbra: ero talmente assuefatto da quella sensazione nuova che confondevo il mio alito maleodorante di salatini della merenda, con quel sublime e strano sapore di onnipotenza. Avevo baciato Tilly, e poi l'avevo fatto ancora, e ancora.

Rivissi in quelle sei ore le scene al rallentatore, esaminando minuziosamente le scene impresse nella memoria, vivide e un pò avvolte dal buio della sera precedente, dalle nostre facce scolpite dai lampioni rotti del quartiere che fino a poche ore fa eccheggiava ancora dei calci al pallone.

Pensai che non avrei più calciato una palla perchè chi è fidanzato non lo faceva. Questo mi fece accorgere, subito, di un inaspettato svantaggio, e negli anni, di un'innocenza meravigliosa che mi caratterizzava, e che da li in poi, come grattando puerilmente l'intonaco da una crepa, si sarebbe inesorabilmente sgretolata.

Anche il pranzo quel giorno divenne un'attività insignificante, ed in quel frangente, circondato dal mutismo esasperante dei miei parenti, facce riverse su piatti di pasta e carne, inabissate come dannati danteschi quasi fino ai piedi a scontare una pena secolare, incomprensibilmente mi si piantò l'imamgine di una splendida e sorridente Tilly davanti agli occhi e un Deja vù sonoro "tu sei come tuo padre" - "non ti troverai mai bene nella vita" - "povera quella che ti si piglia" - "che fai guardi quelli che si baciano in TV" - "ahà! ti piace la signorina che lavora dal gelataio" - "ma cosa fanno quelli 'i due'!?".

Immaginavo, e ricordo ancora, me stesso come al centro di un cerchio di demoni che ripetevano questi mantra vessatori; demoni con quelle facce medio borghesi e le unghie smaltate di rosso. Immaginavo il terreno aprirsi come un otturatore e inghiottirmi, facendomi precipitare come in quei sogni dove proprio non ce la fai a gridare per chiedere aiuto. E cadi, cadi.

La mia forchetta piombò nel piatto con un tonfo secco e gli occhi, da fissi che erano in quella visione mesmerica, cominciarono a guizzare come risvegilati dall'esperimento di un paragnosta in cerca dell'eventuale reazione dei commensali : arrivò un sibilato "si scassa il piatto...fai piano".

E' strano ed a volte stupefacente il modo in cui milioni di ricordi facciano la fila nei miei pensieri e siano tutti così nitidi. Anche in quell'istante ricordai scene dell'infanzia. La pineta, la mia famiglia ancora felice.

Mi alzai, annunciai che sarei andato da zia Fiammetta per farmi ricapitolare una lezione di letteratura per un'interrogazione inesistente. Imboccai l'ingresso di casa e con le dita feci scivolare, in silenzio, tutti i gettoni telefonici che vidi nel grande piatto di porcellana, che allora dava il benvenuto ai rari e scontenti visitatori di casa.

Il piccolo tesoro gonfiava le tasche della tuta mentre già immaginavo quel "pronto...", che probabilmente sapeva di lucidalabbra e mentolo.

martedì 12 agosto 2008

Tilly parte prima

Tilly è stata il mio primo amore.

L'ho amata dentro me fino a pochi anni fa, da donna a donna ho amato Tilly pensando che non l'avrei più fatto come quella volta.

Tilly rappresenta un pezzo della mia vita, quell'arco temporale in cui si sente fin nelle ossa che si sta crescendo, seppur solo fisicamente, in un'evoluzione che probabilmente segna la chiusura della fanciullezza.

Ricordo di quei giorni che si erano appena sposati i miei zii: zia Fiammetta è stata la mia vera madre, mentre mia madre è stata per me una sorella pressata dal matriarcato tipico della nostra piccola realtà di paese, condannata dal suo divorzio e da un bambino che assomigliava troppo, veramente troppo a suo padre.
Assomigliava al punto di doverglielo sottolineare ad ogni errore. Non dimenticherò mai la frase principe del copione "non ti troverai mai bene nella vita perchè sei come Lui".

Tilly sarebbe arrivata e sarebbe diventata la mia grande vittoria, la mia rivalsa verso quella paura di far soffrire una donna, la paura di assomigliare ad una persona che nemmeno conoscevo e che era, come il cattivo di una fiaba, l'emblema dell'emarginiazione dal mondo dei buoni.

Il mio primo bacio, fu passare per scommessa una chewingum dalla sua bocca alla mia. Non una scommessa fra uomini ma una scommessa fra me e Lei. Tilly era una ragazza del tutto diversa dalle altre, lei amava leggere e disegnare, amava il cinema e come me amava il mare. Sopratutto, Tilly, amava gli amici e non mancò molto che le feci notare tutto ciò che faceva etichettandolo con "alla Tilly maniera".

Tilly non era bella, ma riempiva con la sola sua presenza una comitiva di appassionati calciatori delle stradine, un secchione, e me, che all'epoca vestivo nella mia tutta Nike falsa e puzzavo del legno di un pianoforte con cui trascorrevo un tempo equiparabile alle ore dedicate alla televisione. Tilly era l'unica a sapere che prima o poi sarei diventato un grande pianista, mi ascoltava già ammirata la domenica in chiesa quando accompagnavo il coro, ed io ero felice perchè era una cosa che non aveva mai interessato nessuno, a nessuno importava che a me piacesse la musica.

Quando scambiammo quella gomma, il sapore della menta e il sentore di quella poltiglia masticata ebbero per me lo stesso valore che avrebbe avuto per un semidio un sorso di sacra ambrosia. Avevo una ragazza, qualcuno si era interessato a me, e non mi stavo "trovando male nella vita" come quotidianamente mi veniva ricordato.

Erano oramai le ventuno, tardi, ed accompagnandola continuai a baciarla per tutto il tragitto, lei sapeva già come si faceva, ed io apprendevo, sentivo quel calore diverso e quella morbidezza un pò materna di un affetto che probabilmente non sapevo si chiamasse Amore, ma che mi riscaldava al punto da farmi provare interminabili brividi che roteando attorno al mio corpo lo penetravano per poi scandirlo in battiti del cuore.

L'accinoagbua quella sera, fino a pochi passi da casa, temendo di essere visti dai genitori, mentre la sorella, facendo finta di non aver visto nulla, l'aspettava sulla gradinata che la separava dal nostro arrivederci o forse, come sapevo potesse capitare, al nostro addio. Per salutarmi Tilly salì su un gradino dicendomi "così posso essere alta come te". Mi sentì infinitamente apprezzato, mi bastava così poco. Le sue mani intorno alla mia vita furono subito imitate dalle mie, la sfiorai quasi come temendo di rovinarla, ci baciammo ancora, e ancora. Tentai quindi di mantenere un contegno in quell'arrivederci, in quella smania impaziente di una primissima adolescenza che non sa aspettare ventiquattr'ore, di quella meravigliosa incoscienza che noi di quegli anni abbiamo perso, e che i nuovi adolescenti hanno già eliminato, educati da una cultura sociale appositamente redatta per rispetto al Palinsesto.

Tornai a casa, in TV c'era la Gialappa's. Io amavo la gialappas. Poggiai la testa al muro, i muscoli intorpiditi, forse esageravo era solo il mio primo bacio - pensai - eppure mi sono sentito per la prima volta al centro del mondo.

Stringevo fra le mani uno scontrino vecchio sul quale Tilly aveva appuntato il suo numero, accompagnato da un punto esclamativo, terminante con un cuoricino.

Deluso contai le ore che avrei dovuto attendere per chiederle se per caso ci fossimo fidanzati.

sabato 9 agosto 2008

Introspezione #4 atomi speciali




Hesse per bocca del suo Siddharta
li descrisse come uomini bambini,
piccole bestiole
dominate dall'istinto

è l'umanità intessuta dei fili dell'incoscienza
del non Io

di quella meravigliosa leggerezza dell'anima
che si lascia guidare quanto ostacolare
dalla passione

guidati da trame
che si muovono sui percorsi di un telaio
dagli intrecci inattesi

tornavo a casa muovendomi di fretta
per le strade malamente asfaltate
amando poco questa umanità

camminavo con passo svelto come spinto
dal desiderio di ritrovare una tana,
anche se non lo è mai stata veramente,
ritrovarla con il desiderio di vivere
quell'emozione fanciulla del primo giorno di vacanza
dove ogni tensione è allentata,
se non quella di una conta di giorni
che mancano al nuovo inizio

cadenzavo il passo come guidato
da una melodia immaginaria
che mi facesse da sottofondo
alla carovana di pensieri
che assorbivano quel momento

pensavo ad ogni passo,
circondato da uomini bambini,
se fossimo capaci di amare,
lo pensai forse reduce
della mia ennesima trama inattesa

"cosa vuoi aspettarti da una massa di atomi",
un pensiero oggettivo non certo dettato
da infami malformazioni del mio stato d'animo

eppure siamo atomi speciali
abbiamo reazioni coplesse,
diverse solo nei risultati
dall'entropia degli altri viventi

ciò che chiamiamo amore è davvero indefinibile
non ne abbiamo capito la vera natura :
non parlo di feromoni e ghiandole nasali - sorrido -

lasciamo che l'amore distrugga e che ci riempia
che ci faccia compiere imprese folli
come gli eroi che sognamo di essere,
per colei o colui che abbiamo sempre desiderato

Reich l'ha chiamata energia orgonica!
Dante disse soavemente che move il sole e l'altre stelle
abbiamo la capacità di elevare la nostra specie
alle vette di una spreguidicata metafisica

quanto ti esalti, signora Umanità!

eppure nella nostra mera natura,
nella nostra semplicità a base di carbonio
siamo atomi speciali
e non vi è nulla di completamente cattivo o completamente buono
siamo davvero una cosa sola

ho quindi ripreso ad amare
con più forza

giovedì 7 agosto 2008

Introspezione #3 addio 7.8.8




addio
quante volte lo diciamo
senza il suo suono originale,

un arrivederci mal riuscito
quel sentore di lacrime
che salgono scalando il fondo nero del corpo
rimanendo li timide
senza conoscere la libertà

addio vero e falso
addio perchè non ci sei mai stata per me
o perchè c'eri e non ho saputo cogliere
tutti i tuoi attimi fuggenti

lo abbiamo detto
e così lo diremo,
ci sarà detto

anche oggi
senza la sua vera natura
lo abbiamo capito

ci siamo abbandonati ai perchè
ed al gioco delle colpe come due bambini

sta di fatto che per come tu voglia dirlo
e per quanto le nostre lacrime restino affacciate
a quell'immenso panorama di una libertà
che non vedranno mai,
- chissà perchè -

sta di fatto che siamo già il passato l'una dell'altro
mentre ancora il sangue è caldo al tatto

martedì 5 agosto 2008

Pensiero #2 ripensandoci, ricordandomi



Digito velocemente sulla mia testiera elegante, bianca,
sembra di sfiorare un leggero abito di lino ricamato
di segni e simboli

ed è in questa fantasia nata nel mentre lavorativo
che ripenso di aver aperto poche ore fa
questo piccolo spazio segreto

in giornate calde come queste, quando vi era tanta spensieratezza
e tanta voglia di capire come girasse davvero il mondo,
è proprio in giornate come questa in cui i pensieri formulati
diventavano azioni piene di energia
le persone, le risate, le emozioni

proprio in una giornata come questa
ero appoggiato sul legno ruvido e scheggiato di una cabina
in uno stsabilimento balneare
che ha visto crescere un pò tutti i ragazzi delle mie parti

lei, il mio primo grande amore, era accanto a me

illuminata dal sole la superfice appariva colma di tante venature
come fossero create da un artigiano infinitamente paziente:
ricordo sempre i particolari luminosi e le forme delle ombre
mi affascinano i giochi di luce e la sensazione bella dell'estate
del dolce far niente

della voglia di essere soli, io e lei

mentre mi agito nel regno dell'aria condizionata
sulla tastiera bianca ed elegante,
penso alla sua camicia di lino

penso al mondo attorno che faceva silenzio
se non per voci di giochi lontani
e ai riflessi iridati di milioni di globi cristallini
che rapito osservavo formarsi lentamente
per poi morire piano
assorbiti dalle mie labbra

non dimenticherò mai il suo respiro singhiozzato

lunedì 4 agosto 2008

Pensiero #1 tutte le sue labbra




è da un pò di giorni che immagino l'amore

ho deciso di appuntare questi pensieri volanti
che non vogliono rappresentare nessuna pretesa poetica,
tantomeno letteraria

rappresentano unicamente i vuoti e i pieni,
il susseguirsi di una lotta fra emozioni
che non cessa di aggredire ogni fibra del corpo

perchè amo l'amore

e come tutti gli amanti ne pago lo scotto
misurando con pazienza la profondità di ogni cicatrice:
ogni Donna ne lascia una indelebile quanto meravigliosa

è un miracolo

un'illuminazione raggiungibile solo con il dolore estremo
di una storia d'amore che può consumarsi in anni
come in un solo minuto

ho amato con tutto me stesso e senza risparmio,
qui condividerò ogni cosa

Introspezione #2 violini




violini
di autori diversi
sparsi
sulla solita luce turchese

il tuo corpo umido
prende forme dal passato
occhi dalla memoria
voci ascoltate
di angoli bui
non dimenticati

ti muovi agile
scolpita nelle tue forme dal turchese
intriso di parole d'amore
che non ascoltiamo

ci martellano
le piccole note
di un pianoforte
accompagnando
il massaggio del tuo seno

radici
le mani piantate
intrecciate
sui morbidi interni
profumati di plastica nuova

e il ritmo
della musica
e del corpo
e dei violini
di autori diversi

il cuore li accoglie
lo stesso
come l'ultima volta

Introspezione #1 inizio

Sono un venditore d'amore

ho percorso migliaia di chilometri
strade binari dogane
per l'amore di una Donna
portandole la mia merce
di sogni ed eternità
scambiandola
con tutte le sue labbra

le mostro la qualità
dei tessuti di baci
trapuntati di carezze
distendendo sul braccio
una miusra del prezioso bene
manufatto dalla fretta
di un piacere inestinguibile
cucito su misura
per tutte le sue gambe

ho creme ed elisir
dalle proprietà miracolose
ampolle etichettate
di promesse mai false
per tutti i suoi seni

lentamente consumo
il mio carro di speranze
e ninnoli dorati
per un amore
senza prezzo