martedì 12 agosto 2008

Tilly parte prima

Tilly è stata il mio primo amore.

L'ho amata dentro me fino a pochi anni fa, da donna a donna ho amato Tilly pensando che non l'avrei più fatto come quella volta.

Tilly rappresenta un pezzo della mia vita, quell'arco temporale in cui si sente fin nelle ossa che si sta crescendo, seppur solo fisicamente, in un'evoluzione che probabilmente segna la chiusura della fanciullezza.

Ricordo di quei giorni che si erano appena sposati i miei zii: zia Fiammetta è stata la mia vera madre, mentre mia madre è stata per me una sorella pressata dal matriarcato tipico della nostra piccola realtà di paese, condannata dal suo divorzio e da un bambino che assomigliava troppo, veramente troppo a suo padre.
Assomigliava al punto di doverglielo sottolineare ad ogni errore. Non dimenticherò mai la frase principe del copione "non ti troverai mai bene nella vita perchè sei come Lui".

Tilly sarebbe arrivata e sarebbe diventata la mia grande vittoria, la mia rivalsa verso quella paura di far soffrire una donna, la paura di assomigliare ad una persona che nemmeno conoscevo e che era, come il cattivo di una fiaba, l'emblema dell'emarginiazione dal mondo dei buoni.

Il mio primo bacio, fu passare per scommessa una chewingum dalla sua bocca alla mia. Non una scommessa fra uomini ma una scommessa fra me e Lei. Tilly era una ragazza del tutto diversa dalle altre, lei amava leggere e disegnare, amava il cinema e come me amava il mare. Sopratutto, Tilly, amava gli amici e non mancò molto che le feci notare tutto ciò che faceva etichettandolo con "alla Tilly maniera".

Tilly non era bella, ma riempiva con la sola sua presenza una comitiva di appassionati calciatori delle stradine, un secchione, e me, che all'epoca vestivo nella mia tutta Nike falsa e puzzavo del legno di un pianoforte con cui trascorrevo un tempo equiparabile alle ore dedicate alla televisione. Tilly era l'unica a sapere che prima o poi sarei diventato un grande pianista, mi ascoltava già ammirata la domenica in chiesa quando accompagnavo il coro, ed io ero felice perchè era una cosa che non aveva mai interessato nessuno, a nessuno importava che a me piacesse la musica.

Quando scambiammo quella gomma, il sapore della menta e il sentore di quella poltiglia masticata ebbero per me lo stesso valore che avrebbe avuto per un semidio un sorso di sacra ambrosia. Avevo una ragazza, qualcuno si era interessato a me, e non mi stavo "trovando male nella vita" come quotidianamente mi veniva ricordato.

Erano oramai le ventuno, tardi, ed accompagnandola continuai a baciarla per tutto il tragitto, lei sapeva già come si faceva, ed io apprendevo, sentivo quel calore diverso e quella morbidezza un pò materna di un affetto che probabilmente non sapevo si chiamasse Amore, ma che mi riscaldava al punto da farmi provare interminabili brividi che roteando attorno al mio corpo lo penetravano per poi scandirlo in battiti del cuore.

L'accinoagbua quella sera, fino a pochi passi da casa, temendo di essere visti dai genitori, mentre la sorella, facendo finta di non aver visto nulla, l'aspettava sulla gradinata che la separava dal nostro arrivederci o forse, come sapevo potesse capitare, al nostro addio. Per salutarmi Tilly salì su un gradino dicendomi "così posso essere alta come te". Mi sentì infinitamente apprezzato, mi bastava così poco. Le sue mani intorno alla mia vita furono subito imitate dalle mie, la sfiorai quasi come temendo di rovinarla, ci baciammo ancora, e ancora. Tentai quindi di mantenere un contegno in quell'arrivederci, in quella smania impaziente di una primissima adolescenza che non sa aspettare ventiquattr'ore, di quella meravigliosa incoscienza che noi di quegli anni abbiamo perso, e che i nuovi adolescenti hanno già eliminato, educati da una cultura sociale appositamente redatta per rispetto al Palinsesto.

Tornai a casa, in TV c'era la Gialappa's. Io amavo la gialappas. Poggiai la testa al muro, i muscoli intorpiditi, forse esageravo era solo il mio primo bacio - pensai - eppure mi sono sentito per la prima volta al centro del mondo.

Stringevo fra le mani uno scontrino vecchio sul quale Tilly aveva appuntato il suo numero, accompagnato da un punto esclamativo, terminante con un cuoricino.

Deluso contai le ore che avrei dovuto attendere per chiederle se per caso ci fossimo fidanzati.

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